“Disegni” scolpiti nella roccia da uomini primitivi nell’entroterra di Finale Ligure?

Se avete dei bambini che frequentano la scuola primaria, questa escursione potrà essere l’occasione per fargli toccare con mano la storia che stanno studiando.

Ebbene sì, gli uomini primitivi hanno abitato queste zone bellissime e ancor oggi selvagge.

Sui “ciappi” (grandi lastre di calcare), i bimbi potranno giocare a palla, frisbee o a rincorrersi senza pericoli di sorta.

Voi genitori, invece, avrete il tempo di rilassarvi e anche nelle giornate invernali crogiolarvi al sole in tutta tranquillità.

Come si raggiunge

Da Genova: uscite al casello autostradale di Spotorno dell’autostrada A10 Genova – Ventimiglia. Invece di scendere a Spotorno prendete a destra per Tosse, Vezzi Porzio e successivamente Finale raggiungendo l’abitato di Calvisio (15 min. circa).

Da Finalpia (frazione di Finale Ligure): prendete la strada per Vezzi Portio e dopo circa 3 km. girate a sinistra raggiungendo Calvisio.

Per il punto di partenza, avete due scelte:

  • Posteggiare nei pressi della chiesa (Parrocchia di San Cipriano).

La Parrocchia di San Cipriano, dove si può posteggiare

A piedi: una ventina di metri oltre la chiesa in direzione casello di Spotorno/interno della valle, imboccate una piccola strada asfaltata a sinistra (cartello “Via Lamoglia Località Costa” segnavia quadrato rosso vuoto,

Salite per ripida strada che si stacca dopo poche decine di metri sulla destra (indicazioni per Lacremà) fino alla chiesa vecchia dei SS. Cornelio e Cipriano;

oppure

  • Raggiungere la chiesa vecchia dei SS. Cornelio e Cipriano direttamente in auto in un paio di minuti dalla prima chiesa, evitando un abbondante quarto d’ora di salita a piedi.

Posteggiate pure! Comincia la vostra gita.

L’autrice

Camilla Calcagno, genovese, è un’appassionata di alpinismo, natura, trekking ma, soprattutto, è una mamma. Appeso le scarpette da arrampicata al chiodo (da roccia, ovviamente), dopo anni di scalate, ha deciso di dedicarsi insieme al marito e alla figlia a “semplici” passeggiate, via via che la figlia Laura cresce, sempre un po’ più lunghe e talvolta con qualche tratto impegnativo (parlando sempre di gite #amisuradibambino).

Ha scritto un articolo su “La Casana“, il periodico della Banca CARIGE e ha scritto, per la “Rivista della Sezione Ligure del CAI“, un redazionale in occasione del 20ennale della scomparsa del padre.

Da dove nasce questa passione, è facile da immaginare: Camilla è infatti figlia del più grande alpinista (“dilettante”, come amava considerarsi lui, che avrebbe potuto farlo per vivere) ligure, il famoso Gianni Calcagno,(vedete nel riquadro a parte, una sua biografia), che, tra una spedizione e l’altra, e nei ritagli di tempo che il lavoro e questa immensa passione gli lasciavano, ha trasmesso alla figlia l’amore per la montagna, per la vastità dei suoi spazi e la libertà che regala ma anche per la bellezza di girovagare immersi nella natura “dietro casa” dove si può trovare spesso qualcosa di inaspettato e di insolito.

Gita indicata per le seguenti età o attitudini:

 

 

 

Per un’ottima riuscita della giornata, rispettate sempre queste nostre indicazioni, basandovi sull’età del più piccolo del gruppo.

Questa mia dettagliata descrizione del percorso non vi deve spaventare, seguirla è molto facile e divertente, come Pollicino seguiva le sue briciole di pane.

 

Il percorso di andata

Il largo sentiero comincia sulla destra della strada asfaltata, dal lato opposto della chiesa (segnavia rombo rosso pieno e altri, vedi foto).

Poco dopo raggiungete  le case in pietra di Lacremà sapientemente ristrutturate e di fascino antico.

Continuando in salita, a pochi minuti dal borgo, incontrate un bivio. Prendete il sentiero di destra  (rombo rosso pieno).

Il percorso fa un ampio semicerchio nel bosco con muri a secco talvolta ben conservati, che delimitano le fasce coltivate dai nostri avi.

Dopo circa un’ora dal parcheggio (quello sulla strada principale), si raggiunge un’ampia radura e successivamente una zona aperta e in parte disboscata, chiamata Valle del Vacchè.

Vi trovate a questo punto ad un bivio (riga rossa orizzontale alla vostra sinistra), memorizzatelo per il ritorno.

Prendendo il sentiero di destra che si addentra nell’area ripulita dalla vegetazione  (sempre rombo rosso, vedi foto), troverete i resti di molti ripari in pietra utilizzati nel passato da animali e pastori. Alcuni di questi sono in uso ancora ai giorni nostri.

Attenzione! Per i prossimi 10 minuti scarsi, i segnavia sono pochi, la direzione è sempre in salita, senza grossi cambi di direzione, pertanto non prendete i sentieri laterali minori che tagliano più volte il percorso .

I dettagli di questi “10 minuti”.

Superate le poche fasce al centro-sinistra della valletta (abbiamo fatto due ometti in pietra, sperando che resistano al passaggio dei cinghiali).

Rientrate nel bosco (rombo rosso su piccolo leccio, vedi foto) e continuate a salire tra gradoni rocciosi.

Pochi minuti dopo (ricordate trascurate i sentieri che tagliano il vostro percorso), si arriva in piano dove c’è un bivio.

Da qui non ci sono più difficoltà di orientamento.

Prendete il sentiero di destra (cambio di segnavia: da ora seguite quadrato rosso pieno fino alla meta).

Il Ciappo dei Ceci

Dopo qualche minuto di sentiero pianeggiante superate un piccolo presepe collocato in una rientranza della roccia e dopo poco, raggiungete la prima tappa della vostra escursione e prima lastra calcarea: il “Ciappo dei Ceci”.

Qui si possono scorgere incise “conche” (piccole vasche), “coppelle” (incavi circolari) e canalette collegate tra loro, che erano un sistema primitivo di raccolta delle acque piovane.

E a questo punto scatta il gioco: ridare vita al ciappo solo in apparenza inanimato, ricostruendo una vera e propria scena di caccia.

L’acqua accumulata nelle “conche” ha attirato gli animali selvatici della zona, gli uomini primitivi nascosti nei cespugli circostanti saltano fuori improvvisamente  conquistando, non senza fatica, il pranzo che tenta di scappare in ogni modo. Allora il cibo bisognava guadagnarselo… mica semplicemente aprire lo zaino di papà e tirare fuori un gustoso panino !

Ripreso il cammino, seguendo il sentiero principale, dopo una ventina di minuti, si raggiunge il “Ciappo delle Conche”. Poco prima sulla destra si apre un panorama di selvaggia bellezza sulla Val Cornei.

Il Ciappo delle Conche

Il Ciappo delle Conche

Oltre ai sistemi rudimentali di raccolta delle acque, potrete trovare incisi sul ciappo altri simboli protostorici (dal 2300 a.c. al 750 a.c.) e incisioni di età moderna di datazione incerta.

Tra i primi ci sono simboli cruciformi (si ipotizza siano figure umane stilizzate, quelle in gruppo forse famiglie), rettangoli divisi in piccole celle (forse un sistema di numerazione), tondi (forse soli), segni a forma di stelle e altro.

Le seconde sembrano una barca a vela (o astronave?), un fiore ed un trenino (anche se quando è stato scoperto il ciappo, nella seconda metà dell’800, in Liguria non c’era una linea ferroviaria).

Coppelle, canalette e vasche forse in origine erano utilizzate anche per riti sacri.

Ad una trentina di metri oltre il ciappo troverete il “trono” o “riparo dei buoi”, un grosso incavo rotondeggiante con nicchie e sedili.

Ritornati indietro potrete finalmente pranzare, giocare e riposarvi.

Vale la pena anche esplorare i dintorni. C’è un altro piccolo presepe e dei bei punti panoramici ai tre lati del ciappo.

Il percorso di ritorno

Se siete già soddisfatti o un po’ stanchi potete tornare dal sentiero dell’andata.

Se avete voglia di allungare di poco, vi consiglio di fare questo percorso che regalerà qualche bella sorpresa sia a voi che ai bimbi.

Ritornate alla fine della valletta disboscata dove c’erano i ripari per animali e pastori.

Al bivio invece che scendere alla radura da cui siete arrivati all’andata, prendete il sentiero di destra (segnavia riga rossa orizzontale, vedi foto). La prima parte è in salita poi, poco dopo,  diventa più o meno pianeggiante.

Continuando il sentiero principale ad un certo punto il segnavia cambia diventando un triangolo rosso pieno con un pallino sopra (sembra una donna stilizzata con la gonna). Il percorso con la riga rossa scende invece a destra, non prendetelo.

Giochiamo durante il percorso!

 

Un gioco utile che facciamo con Laura e i suoi amici è fare a gara a chi vede prima i segnavia.

I bimbi si divertono sempre un sacco! ma non perdeteli mai di vista !

Se qualcuno poi è stanco potreste proporre di toccare i magici simboli che daranno una carica di energia (magari abbinando una caramella tipo gelatina).

Vedrete che la stanchezza passerà in un attimo!

Il sentiero è agevole e ampio. Raggiunto uno slargo, sulla sinistra (vedi foto) attraversate il varco tra i bassi muretti e in breve sarete a Camporotondo, una radura di circa 150 m. di diametro.

Qui furono rinvenuti menhir e resti di ceramiche di epoca protostorica. Sul lato destro ci sono ancora interessanti ripari sotto la roccia.

I piccoli nel frattempo si saranno già scatenati nella corsa recuperando magicamente tutte le energie!

Dopo che con fatica li avrete convinti a riprendere il cammino, tornate indietro da dove siete venuti, fino al sentiero con triangolo e pallino.

Questa volta prendete a sinistra (all’andata venivate da destra). Si scende fino a raggiungere un’altra zona paesaggisticamente suggestiva con muretti a secco e bei ripari.

Continuando costeggiate una scenografica parete di roccia giallastra che crea una sorta di grotta aggettante sul sentiero.

Siete quasi arrivati. Sulla destra si apre il panorama su San Cipriano e Finale.

Attenzione! Un bel muro a secco giallo che delimita una fascia coltivata, ha blocchi ricchi di conchiglie fossili! Ricordate ai vostri bambini che tutta la zona era un tempo sommersa dal mare.

Con questo ultimo racconto avrete finalmente raggiunto la chiesa vecchia dei SS. Cornelio e Cipriano. Sul dietro è ancora più bella che dall’altro lato!

Se avete l’auto sulla strada principale scendete a destra sul percorso fatto all’andata.

Una curiosità: in fondo alla valle sulla destra ci sono alcune fasce su cui corrono due velocissimi e grossi struzzi!

 

Nello zaino, non dimenticare

  • Scorta di acqua
  • Macchina fotografica
  • Scarpe da trekking
  • Telo da picnic
  • Giochi da fare sul prato (frisbee, pallone…)

 

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Questo articolo è stato creato e/o rivisto nel corso dell’anno riportato sul bollino.