La Val d’Aveto è la valle montana ligure per eccellenza. Vi si possono trovare irte montagne, neve e paesaggi “fratelli minori” di quelli alpini. E poi cavalli selvaggi, praterie e panorami che nulla hanno a che fare con l’immagine di regione di mare così inflazionata nei cataloghi turistici. La Liguria è anche questo e a noi piace così! Il percorso che vi descriverò è uno degli anelli del Parco naturale regionale dell’Aveto ed è chiamato “Anello delle Moglie”.

Perché si chiama così

Le moglie (meugge in dialetto), terreni acquitrinosi e molli, le cosiddette torbiere, sono il ricordo degli ultimi eventi glaciali risalenti a 20.000 – 11.000 anni fa.

In avvallamenti del terreno nel corso del tempo si è accumulata l’acqua e visto il clima montano si sono sviluppate flora e fauna tipiche di latitudini più settentrionali o di quote più elevate.

Si possono trovare per esempio i “pennacchi” o “piumini” con i loro caratteristici ciuffetti cotonosi così frequenti nelle zone umide alpine, tre tipi di tritoni e persino due specie di piante carnivore, una biodiversità veramente singolare per una regione a vocazione marittima.

Nelle torbiere essendoci temperature fredde e lento ricambio d’acqua, l’ossigeno si consuma quasi totalmente.

I batteri decompositori che necessitano dell’ossigeno per vivere non si sviluppano a sufficienza, con conseguente formazione di strati crescenti di sostanze organiche.

Pollini, legni, foglie, frutti e quant’altro cada nella “moglia” rimane intrappolato e rappresenta fonte preziosa di informazioni per gli studiosi di come fosse il territorio nell’antichità, anche a partire da prima dell’arrivo dell’uomo, veri e propri archivi del passato degni di essere protetti.

Come si raggiunge

Da Genova: uscite al casello di Lavagna dell’autostrada Genova – Livorno (A12).

Imboccata la SP586 superate Carasco, Borzonasca, Brizzolara e in località Campori imboccate la strada che raggiunge il Lago di Giacopiane.

Per percorrere questa strada occorre il permesso di transito comunale che si può comprare al Comune (www.comune.borzonasca.ge.it tel: 0185 340205 – 340003  e nei bar di Borzonasca).

Accanto alla diga c’è uno slargo con possibilità di parcheggiare. Ricordate di mettere a vista il permesso, i controlli sono piuttosto frequenti.

Il percorso è di circa 13 Km. con poco meno di 400 m. di dislivello e si svolge in gran parte su agevole strada sterrata.

L’Autrice

Camilla Calcagno, genovese, è un’appassionata di alpinismo, natura, trekking ma, soprattutto, è una mamma. Appeso le scarpette da arrampicata al chiodo (da roccia, ovviamente), dopo anni di scalate, ha deciso di dedicarsi insieme al marito e alla figlia a “semplici” passeggiate, via via che la figlia Laura cresce, sempre un po’ più lunghe e talvolta con qualche tratto impegnativo (parlando sempre di gite #amisuradibambino).

Ha scritto un articolo su “La Casana“, il periodico della Banca CARIGE e ha scritto, per la “Rivista della Sezione Ligure del CAI“, un redazionale in occasione del 20ennale della scomparsa del padre.

Da dove nasce questa passione, è facile da immaginare: Camilla è infatti figlia del più grande alpinista (“dilettante”, come amava considerarsi lui, che avrebbe potuto farlo per vivere) ligure, il famoso Gianni Calcagno, che, tra una spedizione e l’altra, e nei ritagli di tempo che il lavoro e questa immensa passione gli lasciavano, ha trasmesso alla figlia l’amore per la montagna, per la vastità dei suoi spazi e la libertà che regala ma anche per la bellezza di girovagare immersi nella natura “dietro casa” dove si può trovare spesso qualcosa di inaspettato e di insolito.

ATTENZIONE: in questa gita sono presenti corsi d’acqua non sorvegliati. Occorre controllare a vista i minori e non permettere loro di avvicinarsi all’acqua in maniera tale da mettersi in pericolo

Si parte

Percorrete la diga e in fondo prendete il sentiero di destra con indicazione A7 segnavia rombo rosso pieno verso il Monte Aiona. Per chi non fosse interessato a fare il percorso c’è un’area pic-nic e pochi minuti dopo nei pressi di un ruscello anche qualche piccolo prato.

La prima sosta è dalle condutture che portano l’acqua alla centrale idroelettrica. E’ divertente buttare rametti a monte e seguirli scendere velocemente nel canale.

E’ l’occasione per spiegare ai ragazzi come funziona la produzione dell’energia idroelettrica.

Gita indicata per le seguenti età o attitudini:

 

 

Per un’ottima riuscita della giornata, rispettate sempre queste nostre indicazioni, basandovi sull’età del più piccolo del gruppo.
Per “piccoli camminatori” intendiamo bambini che già hanno dato prova di effettuare senza problemi escursioni un pochino più lunghe di quelle per loro consigliate e che comunque dimostrano di gradire l’attività escursionistica e una predisposizione a muoversi in ambienti diversi dal consueto.

Segui il rametto!

Alla ricerca dei cavalli selvaggi

A questo punto occorre attraversare il torrente, a marzo abbiamo trovato un flusso piuttosto abbondante di acqua e c’è voluta un po’ di attenzione.

I bastoncini  da trekking sono un valido aiuto. Se avete difficoltà risalite o scendete un poco il torrente e cercate il punto migliore per superarlo. Se proprio non riuscite, togliete le scarpe, meglio i piedi bagnati che una scivolata nell’acqua fredda!

Si comincia a salire. Nelle praterie fiorite di erica sopra il torrente abbiamo incontrato i primi cavalli selvaggi, una grande emozione!

Alla ricerca dei cavalli selvaggi

Sono le nuove generazioni dei cavalli domestici che venivano lasciati semibradi al pascolo. Alla morte del proprietario una quindicina di anni fa, sono rimasti soli e si sono riprodotti allo stato libero. I nuovi nati quindi non hanno mai avuto rapporti diretti con l’uomo. E’ un caso unico in Italia: i loro comportamenti e la loro vita in generale sono assimilabili a quelli dei cavalli selvaggi d’America e della Mongolia.

In breve arrivate ad un bivio, il percorso continua a sinistra, andando dritti in una decina di minuti si può raggiungere invece la Malga Perlezzi.

Continuate a salire dolcemente sui pendii erbosi fino a raggiungere la strada sterrata che potrete agevolmente seguire o attraversare e continuare per il sentiero; poco sopra si riuniranno.

Si apre una bella vista sul Lago di Giacopiane.

Se andate a fine inverno probabilmente ci sarà neve, un’occasione di gioco garantita!

Continuando sulla sterrata si raggiunge un’area pic-nic con bella vista sul lago.

Panorama sul Lago di Giacopiane

Nel bosco adiacente abbiamo visto altri cavalli selvaggi che ci scrutavano guardinghi. Non appena ci avvicinavamo troppo loro si allontanavano un po’ per mantenere la distanza di sicurezza, ma siamo riusciti a carpire qualche bello scatto fotografico.

Il cavallo ci scruta

 

Dopo una ventina di minuti circa, nei pressi di una zona umida c’è un’altra area pic nic.

l’area picnic

ATTENZIONE: le informazioni presenti in questo articolo possono non essere aggiornate, per cambiamenti dovuti a clima, manutenzione del territorio, eventi naturali, danni causati dall’uomo. Se volete segnalarci difformità con quanto scritto, vi invitiamo a farlo scrivendo a info@101giteinliguria.it – Contribuirete così ad un sito sempre più aggiornato ed attendibile. Grazie!

Al bivio continuate la strada sulla sinistra.

Durante questo percorso potrete fare vari avvistamenti naturalistici: non è raro incontrare impronte di lupo su fango o neve e le inconfondibili fatte (le loro cacche!) riconoscibili perché contenenti quasi sempre ciuffi di pelo o piccoli frammenti di ossa.

State tranquilli: i lupi si tengono bene alla larga dall’uomo. Anche daini e lepri potrebbero comparire quando meno ve lo aspettate, quindi aguzzate la vista.
Se sarete più fortunati potrete avvistare poiane, l’aquila reale e lo sparviero.

ATTENZIONE: la lettura di questo articolo e la conseguente effettuazione della gita non può dare in alcun modo luogo a nessuna richiesta di risarcimento e rimborso né a procedimento giudiziario/arbitrale per infortuni, danni a persone/cose anche di terzi, e qualsivoglia ragione nei confronti dell’autore dello stesso, e solleva da ogni responsabilità civile e penale, anche oggettiva, l’autore stesso, l’editore e il titolare dello spazio web.

Si prosegue!

Continuando la vostra camminata raggiungerete il Passo delle Lame sull’alta via dei monti liguri, dove ci sono due piccoli rifugi che funzionano in autogestione, il Rifugio Monte degli Abeti e il Rifugio Cappella delle Lame (informazioni: Parco dell’Aveto 0185 343370 www.parcoaveto.it).

Il Passo delle Lame

Superata la cappella quando siamo andati noi c’erano alcuni alberi caduti che ostruivano parzialmente il sentiero e a volte rendevano un po’ più difficile individuare dove passare, seguite sempre l’indicazione A7.

Sentiero con alberi caduti

Si attraversa quindi un piccolo ruscello, l’abetaia e poi si comincia a scendere per pendii erbosi tra ginepri e biancospino.

Il sentiero in alcuni tratti è sassoso e un po’ sdrucciolevole. Aiutarsi con i bastoncini da trekking.

Il ruscello e l’abetaia

 

Al termine della discesa vi ritroverete sull’anello che fa il periplo del Lago di Giacopiane.

Girando a destra ritornerete al parcheggio, girando a sinistra allungherete un po’ il percorso arrivando dall’altro lato della diga.

In tutto avrete camminato circa 4 ore.

Nello zaino non dimenticare

  • Abbondante scorta d’acqua
  • Telo da picnic
  • Bastoncini da trekking
  • Abbigliamento e calzature adeguate

Consigli utili

  • Evitare giornate assolate e afose e i mesi più caldi

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