Piccola gita pomeridiana, semplice, breve, adatta a (quasi) tutte le età, con un po’ di storia e di natura, come sempre, ad arricchirne e rendere interessante il contenuto, per i genitori che vogliono.
Da dove si parte
Si parte dal quartiere di Sant’Eusebio, a Genova, che raggiungerete facilmente con l’aiuto del navigatore. Sarete sicuri di essere arrivati quando individuerete una piazza e una chiesa retrostante.
Occorre cercare posteggio, non sono molti i posti auto per la verità, ma la zone è comunque servita dai mezzi AMT (linea I15). Nella piazza troverete una fontana da cui potete fare scorta di acqua.
Con la valle alle vostre spalle, troverete facilmente, sulla vostra destra Via Ai Piani di Sant’Eusebio, una salita asfaltata, che imboccherete a piedi.
Alla vostra sinistra, un cartello, per la verità un po’ malandato (ma si tratta di un lavoro fatto dagli alunni della scuola primaria, nel lontano 2006, vi racconterà, se avrete la pazienza di leggerlo, alcune storie e curiosità d Sant’Eusebio dei tempi passati.
Quella che ci ha colpito di più è quello dell’attività delle “coralline“, antica specialità artigiana che le donne della zona praticavano, quando la pesca del corallo era consentita, dalla metà dell’800 fino all’inizio della Seconda Guerra Mondiale.
Si apprende poi che il borgo era dotato di un antico frantoio e che numerosissime erano le osterie che popolavano la zona, ancora verso la fine del secolo scorso.
Il percorso
Vi inoltrerete quindi nel bosco, attraverso una carrabile larga e piana. Nei mesi estivi, il fresco che questo bosco, vi regalerà, sarà uno dei punti piacevoli della passeggiata.
Dopo circa 1,6 Km e mezz’ora di cammino, arriverete in vista della Cappelletta dei Cacciatori.
Si tratta di un bivio molto frequentato perché in esso convergono diversi sentieri e strade. Alle spalle della Cappelletta, ad esempio, inizia il sentiero che porta a Forte Monteratti, che vedrete stagliarsi, maestoso, alle vostre spalle.
La strada asfaltata che vedete proseguire, via Delle Rocche, prosegue poi per Forte Quezzi.
Voi invece proseguirete per il sentiero che, di fronte a voi, sale lungo il crinale della collina e vi porta, in un trionfo di ginestre (in stagione), in via della curiosa Torre di Quezzi.
La distanza da percorrere è di soli 500 metri.
La Torre di Quezzi
La Torre Quezzi (318 s.l.m.) è una torre circolare in laterizio di 15 metri di diametro per 17 m di altezza, costruita dal Corpo Reale del genio Sardo tra il 1818 e il 1823, situata sulle alture di Quezzi.
La torre domina le alture della val Bisagno, e fu costruita per sopperire alla mancanza di una adeguata difesa di Forte Quezzi lungo il crinale nord del monte, che avrebbe consentito un facile punto di partenza alle truppe nemiche per un eventuale attacco al forte stesso. Il Genio Sardo si prodigò per rinforzare quel lato del monte, con la costruzione di una piccola opera di “appoggio” a pianta circolare.
Nel 1830 una relazione militare riscontrò un’inutilità nel posizionamento di Forte Quezzi e viceversa una ottima posizione difensiva della piccola opera di appoggio, così negli anni subito successivi furono sviluppati diversi progetti per rinforzare e ampliare la torre, con l’aggiunta di bastioni e la creazione di un forte simile a quello di Begato. L’idea tuttavia rimase solo al livello di disegno di progetto, e la torre non fu mai rimaneggiata.
Dopo quasi 100 anni, intorno al 1909, l’opera fu abbandonata dalle autorità militari e adibita a ristorante poi definitivamente abbandonata nell’immediato secondo dopoguerra, quando furono rimosse le parti metalliche e i tiranti del pavimento, che ne causarono il crollo[1].
Torre Quezzi è in completo abbandono; saltuariamente utilizzata come ricovero per le greggi di pastori locali è in uno stato di conservazione precario e necessiterebbe di restauri, che potrebbero riportare la struttura e l’area subito attorno in uno stato dignitoso. La torre e l’area immediatamente circostante sono considerati sito di interesse comunitario dall’Unione europea essendo uno dei pochi habitat del raro “tarantolino” o “geco tirrenico” (Euleptes europaea, precedentemente noto come Phyllodactylus europaeus)[2].
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Gita indicata per le seguenti età o attitudini:
Per un’ottima riuscita della giornata, rispettate sempre queste nostre indicazioni, basandovi sull’età del più piccolo del gruppo.
La Torre di Quezzi
Sarà qui che, voi genitori, dovrete sfoggiare la vostra cultura spiegando e raccontando ai bambini la storia e la funzione della Torre.
La colonna descrittiva che troverete a corredo di questo articolo vi potrebbe essere di aiuto…
Invece che provare a entrare, cosa vietata e assolutamente sconsigliata in quanto pericolosa, vi consigliamo invece di godervi il panorama, che a questo punto spazia per 360° e magari dare la caccia (fotografica) al rarissimo “tarantolino” o “geco tirrenico“.
Si rientra dallo stesso percorso.
Nello zaino, non dimenticare:
- scorta di acqua
- pantaloni lunghi da indossare
- k-way antivento
Feedback di Giuseppe e Simona Tuccio (09/2020): “Bella passeggiata da Sant’ Eusebio alla torre di Quezzi. Facile e non troppo faticosa“
Feedback di Valentina Fasce (11/2020):
“Oggi grazie ad un suggerimento letto su
siamo andati *da Sant’Eusebio alla Torretta di Quezzi* . Percorso di circa 50 minuti (a passo di bimbi, compresa una treenne), davvero piacevole e senza particolari difficoltà, c’è solo una iniziale piccola salita, ma poi va tutto in piano passando in un bel bosco dai colori annuali. Arrivati alla cappelletta dei cacciatori si svalica dal lato di Quezzi, con la vista sul mare e sui forti di ponente e di levante. Qui parte sulla sinistra un sentiero che va a forte Monteratti, al centro c’è la strada carrabile che sale da Quezzi, e sulla destra c’è la collinetta col sentiero che porta alla Torre (anche dalla carrabile ci si arriva, ma con altro fascino). Arrivati lassù la vista è spettacolare! Abbiamo visto pure la Corsica! La città è ai tuoi piedi, hai davanti il mare, le navi e se ti giri vedi tutti i forti sui cocuzzoli dei monti!
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Feedback di Maria Mazzei (07/20): “Oggi abbiamo fatto questa gita! Spiegata molto bene, facile e con il bosco in ombra grazie“